"conoscete la tradizione della NetraMangala?" Palipana chiese loro con un sussurro, come se stesse pensando ad alta voce.
..
"Netra significa occhio. é una cerimonia che riguarda gli occhi. Ci vuole un artista speciale per dipingere gli occhi di una figura sacra. é sempre l'ultimo tocco ad essere aggiunto. é ciò che dà vita all'immagine. Una specie di miccia. Gli occhi sono una miccia. Deve avere luogo prima che la statua o il dipinto possa diventare un'immagine sacra in un vihara. é menzionata da Knox e da Coomaraswamy. L'avete letto?"
" si, ma non lo ricordo"
"Coomaraswamy fa notare che prima che siano dipinti gli occhi, la statua è solo un ammasso di metallo o di pietra. ma attraverso questa cerimonia diventa "d'ora in poi una Deità". Naturalmente ci sono modi speciali di dipingere gli occhi. A volte tocca al re, ma è meglio che il lavoro sia svolto da un artista specializzato, uno del mestiere. Ormai adesso non abbiamo più re. E il Neutra Mangala viene meglio senza re".
...
" c'era un uomo che dipingeva gli occhi.il migliore che io abbia mai conosciuto. Ma adesso ha smesso".
" di dipingere gli occhi?"
Il vecchio avvertì una nuova curiosità nella voce della donna.
" c'è una cerimonia che si svolge per preparare il pittore la notte prima. Egli viene portato lì solo per dipingere gli occhi sulla statua del Buddha. Gli occhi devono essere dipinti la mattina, alle cinque in punto. L'ora in cui il Buddha aveva raggiunto l'illuminazione. Perciò la cerimonia inizia la sera prima con le preghiere e la decorazione dei templi.
Senza occhi non c'è solo cecità, c'è il nulla. non esiste nulla. L'artista porta alla vita la vista, la verità, la presenza. In seguito sarà onorato con doni. Terreni o buoi. Entra nel tempio. é vestito come un principe, carico di gioielli, ha una spada al fianco, un velo di merletto sul capo. Avanza accompagnato da un assistente che porta i pennelli, la vernice nera e uno specchio di metallo.
Sale su una scala a pioli appoggiata alla statua. Anche l'assistente sale dietro di lui. Capisci che questa cerimonia ha avuto luogo per secoli, ci sono testimonianze a partire dal XI secolo. L'artista intinge un pennello nella vernice e volge le spalle alla statua, pare che stia per essere stretto da quelle enormi braccia. La vernice brilla sulla punta del pennello. L'assistente davanti a lui, alza lo specchio, e l'artista posiziona il pennello oltre la propria spalla e dipinge l'occhio senza guardare direttamente il volto della statua. Usa soltanto il riflesso dello specchio come guida- in modo che lo specchio solo riceva l'immagine diretta dello sguardo che si sta creando. Nessun sguardo umano può vedere quello del Buddha mentre viene creato. Tutt'intorno a lui si continuano ad intonare i mantra " possa tu appropriarti dei frutti delle azioni.. possa esserci un incremento sulla terra e nella durata dei giorni.. Evviva gli occhi..!" questo lavoro può andare avanti un ora o durare meno di un minuto, dipende dallo stato essenziale nel quale si trova l'artista. Lui non guarda mai direttamente gli occhi che sta creando. Può vederne lo sguardo soltanto attraverso lo specchio."
...
" Appena ha finito, il pittore di occhi viene bendato e condotto fuori dal tempio. Il re ricompenserà tutti quelli che hanno partecipato con terreni e altri beni....".
Da "Lo spettro di Anil" di Mechael Ondaatje Garzanti editore
ieri mi sono trovata ad assistere ad una serata un pò particolare.. in un pub dove l'unico modo di comunicare ammesso era il L.I.S. ovvero il linguaggio internazionale dei segni.
Le persone vicine a me erano quasi tutte sordomute..
per la prima volta ho provato una sensazione di inadeguatezza.. come se mi sentissi disabile.. ovvero mancante della capacità di comunicare con queste persone.. perchè capace di usare il sistema vocale ma non quello del gesto..
i miei occhi si sono stancati tantissimo nel cercare di svelare i messaggi nascosti in quella danza fatta di movimenti precisi di braccia e di mani..
eppure il sistema visivo e quello del movimento sono ciò che ho in comune con queste persone... e mi permetterebbero di costruire un terreno comune di dialogo... se solo potessi sfruttarli...
non possedere gli strumenti perchè ciò accadesse mi ha fatto sentire "diversa".. probabilmente una sensazione che queste persone provano spesso nella vita di tutti i giorni..
questo linguaggio è conosciuto da pochi.. anche fra gli operatori sanitari..e allora mi chiedo perchè non organizzare un corso di base di questa lingua nei corsi di laurea delle professioni che ti porteranno a contatto con questo tipo di problematiche?